“PETTINARE IL PAZIENTE” : UN VALORE AGGIUNTO?

Pettinare il paziente in ospedale è da considerarsi un valore aggiunto e non è da disprezzare Dobbiamo creare le condizioni ambientali e relazionali più giuste e idonee per attuare un efficace intervento riabilitativo.

Ecco.

Entriamo nella camera di un paziente operato da pochi giorni ad un ginocchio o ad un’anca:il suo ginocchio, la sua anca. Ha dolore, ha paura di muoversi. Oppure entriamo nella camera di un paziente che improvvisamente ha perso l’utilizzo di una parte del suo corpo. E’ sperso, impaurito. Lo troviamo seduto in poltrona o sdraiato nel letto senza mutande o con un pannolone, coperto da una traversa, il più delle volte in disordine, spesso con il pigiama macchiato. Si potranno sentire imbarazzati, a disagio, per questa loro condizione poco dignitosa? Se sono donne poi………….

Arriviamo noi. Forti della nostra sapienza professionale, col mandato di valutare la loro capacità di muoversi, stare in piedi e camminare e sicuri che con le nostre indicazioni il paziente riuscirà nell’obbiettivo che noi ci siamo prefissati. Il fatto è che abbiamo bisogno della sua collaborazione, abbiamo bisogno della sua motivazione, dobbiamo tranquillizzarlo, fare in modo che abbia fiducia in se stesso e il primo passo è che si riappropri di un minimo di dignità passando dall’essere presentabile……..e i capelli sono la cosa più semplice da sistemare. Ecco perche il terapista che, oltre a fare il suo lavoro di presa in carico riabilitativa e di valutazione funzionale del paziente in ospedale, riempire tutti i moduli che la burocrazia impone, caricare le prestazioni sul computer….. etc….etc , si preoccupa anche del paziente non è da disprezzare.

Magari sono da considerare carenti, ma ugualmente capaci professionalmente, i colleghi che non ritengono importanti questi aspetti

By Kiara

Vai, te l’ appoggio!!!


Felice e ben figurata locuzione di largo uso toscano assai usata in ambito livornese atta ad indicare fiducia nel lavoro che sta facendo una persona.

Riporre fiducia, condivisione dell’ operato,  pleonastico illustrarne il significato.

Incitazione atta a condividere un operato.

Sovente usata tra due amici, difficilmente la frase viene rivolta da un amico ad un’ amica in quanto il doppio senso potrebbe creare imbarazzo o in alcuni casi essere recepita come una proposta a notti sfrenate.

In ambito lavorativo, quando tal frase raramente o mai viene pronunciata tra colleghi è sinonimo di scarso piacere al lavoro e comunque di non condivisione dell’ operato, o come si dice oggi di una “mission e vision” …. non condivisa. Punti di vista diversi o incomprensione nel “chi siamo e dove stiamo andando”?

Mah, forse semplicemente scarsa o punta fiducia nel chi guida la baracca.

Magari importante riflessione per i superiori che mai si sentono rivolgere tale frase….. forse un motivo ci sarà. Anche perché poi  tra colleghi il commento più comune riferito al proprio capo potrebbe essere:

“lu lì e un si sa levà neanche un dito dar culo”.