Quando ero bambino io, il telefono era un lusso.
Non tutte le famiglie ne avevano uno e comunque ogni famiglia al massimo … uno ne aveva.
Oggi è diverso,il telefono non è più un oggetto della famiglia, oggi il telefono è diventato personale.
Quando ero bambino io, il telefono era un lusso…. a volte era bloccato da un lucchetto e si poteva solo ricevere. Per fare una telefonata, una comunicazione si doveva avere motivi reali. Telefonavi se avevi qualcosa da dire, qualcosa di importante.
Chiamavi dopo un lungo viaggio per dire che eri arrivato:
“Ciao, tutto bene siamo arrivati in campeggio, ci sentiamo la prossima settimana. Ciao” e buttavi giù.
Chiamavi per avvisare i parenti di un lutto:
“Ciao zia Rosina, ti chiamo per dirti che nonno ci ha lasciato…”
appena la zia tra pianti e preghiere cominciava a ricordare la vita del povero nonno, tu subito la fermavi:
“Zia Rosina, devo avvisare anche gli altri parenti, per cortesia dillo tu a Giovanna e Renzo che stanno vicino a te e non hanno il telefono. Ciao ciao.”
Il telefono nasceva dall’ evoluzione del telegramma e quindi lo stile restava di tipo “telegrafico”, un pò per lo stile intrinseco ma soprattutto perchè le telefonate costavano e di soldi ce ne erano pochi.
Solo Vip e Signori potevano permettersi di chiacchierare (oggi chattare) al telefono.
Oggi è cambiato, non esiste più la magia della cornetta, la magia di una voce amica, conosciuta, che ti arriva in tempo reale dall’ interno di quello strano congegno. Oggi è diverso, non esiste più neppure la cornetta.
Nell’ evoluzione del telefono oggi con questo strano congegno non si parla più nemmeno oggi ci si scrive… ci si uozzappa ….
Il miracolo che ci aveva dato il vecchio telefono di ascoltare la voce in tempo reale si è nuovamente perso. Siamo regrediti e tornati a scriversi ma per esigenze diverse.
Lo scriverci oggi è un esigenza di egoismo. L’ egoismo che predomina in ognuno di noi e per il quale non abbiamo più tempo di dedicare tempo ad un amico quando ce lo chiede, oggi il tempo egoisticamente lo dedichiamo quando vogliamo noi. “Ora non posso, ti faccio sapere, ci sentiamo dopo…”
Per me che sono nato in quel periodo dove il telefono era un vero mezzo di comunicazione non riuscirò mai allo squillo di un parente o di un amico rispondere:
Ti chiamo dopo” senza aver prima chiesto il motivo della telefonata, senza prima aver detto” Che è successo?” Perchè se uno mi telefona un qualcosa da dire lo deve avere …
Così è per me, se faccio una telefonata, un motivo evidentemente ce l’ ho, non sarà questione di vita o di morte, ma cavolo, uno straccio di motivo ci sarà, una necessità di comunicare un qualcosa …
E se il motivo fosse veramente importante?
Se fosse davvero questione di vita o di morte?
Se mi trovassi solo, agonizzante a terra con un infarto in atto?
Che faccio? Chiamo il 118 o provo a sentire per l’ ultima volta la voce dei miei cari?
Deciso! Chiamo le mie figlie.
Nessuna mi risponde ma subito dopo la chiamata mi arriva di risposta il suono del messaggio:
” Babbo ora non posso ti chiamo dopo”
Allora chiamo mia moglie. Il telefono suona a lungo ma non ho nessuna risposta. Resta solo il dubbio se se lo sia dimenticato al lavoro, in macchina o alla cassa della coop. Poi capisco: è lunedì e probabilmente il telefono è ancora in modalità silenziosa dal giorno prima, da quando è andata a messa.
Beh, che fare, mi sono giocato male le mie carte, forse era meglio chiamare il 118, ma ormai è tardi, mi resta solo il tempo di mandare un messaggio
Gruppo -Famiglia – scrivo al volo con le ultime forze – Invio
Ai miei famigliari non resterà la voce dei miei ultimi momenti ma solo un messaggio su Whatsapp
“Ma andate in culo, cosa lo tenete a fare il telefonino se tanto non rispondete mai! E ora fatevi lo screenshot da far vedere al funerale vai …. Un abbraccio il vostro caro”