Un coltello in tasca


Non un coltello da cucina, naturalmente, né un coltello da malavitoso a serramanico. Ma neppure un temperino. Diciamo un Opinel nº 6 o qualcosa di simile. Un coltello che sarebbe potuto appartenere a un nonno ipotetico e perfetto. Un coltello che lui avrebbe tenuto nella tasca dei pantaloni di velluto color cioccolato a coste larghe e che avrebbe tirato fuori all’ora della colazione per infilzare con la punta le fette di salame, per sbucciare lentamente la mela, con il pugno stretto intorno alla lama. Un coltello che avrebbe richiuso con un gesto ampio e cerimonioso, dopo il caffè bevuto in un bicchiere – segnale, per ciascuno, di dover tornare al lavoro.
Un coltello che ci sarebbe parso stupendo da bambini: un coltello per l’arco e le frecce, per foggiare la spada di legno con l’impugnatura intagliata nella scorza – il coltello ritenuto troppo pericoloso dai genitori quando eravamo piccoli.
Ma un coltello per che cosa ? Visto che non siamo più ai tempi del nonno e non siamo più bambini. Un coltello virtuale, dunque, e con un ridicolo alibi: “Ma sì, può servire per un sacco di cose, in gita, durante i picnic, per fare qualche lavoretto se non ci sono utensili…”
Sappiamo che non servirà. Non consiste in questo, il piacere. Un piacere assolutamente egoistico: una bella cosa inutile di legno caldo oppure di madreperla liscia, con un segno cabalistico sulla lama, da veri iniziati: una mano incoronata, un ombrello, un usignolo, l’ape sul manico. Sì, lo snobismo ha sapore se è legato a questo simbolo della vita semplice. All’epoca del fax, è un lusso rustico. Un oggetto a sé, che riempie inutilmente la tasca e che tiriamo fuori di tanto in tanto, non per servircene, ma per toccarlo, guardarlo, per la soddisfazione ingenua di aprirlo e richiuderlo. In questo presente gratuito sonnecchia il passato. Pochi secondi e ci sentiamo al tempo stesso il nonno bucolico con i baffi bianchi e il bambino in riva all’acqua tra l’odore del sambuco. Il tempo di aprire e richiudere la lama e non siamo più di mezza età, ma di due età insieme – questo è il segreto del coltello.


Philippe Delerm 
“La prima sorsata di birra”.