“PETTINARE IL PAZIENTE” : UN VALORE AGGIUNTO?

Pettinare il paziente in ospedale è da considerarsi un valore aggiunto e non è da disprezzare Dobbiamo creare le condizioni ambientali e relazionali più giuste e idonee per attuare un efficace intervento riabilitativo.

Ecco.

Entriamo nella camera di un paziente operato da pochi giorni ad un ginocchio o ad un’anca:il suo ginocchio, la sua anca. Ha dolore, ha paura di muoversi. Oppure entriamo nella camera di un paziente che improvvisamente ha perso l’utilizzo di una parte del suo corpo. E’ sperso, impaurito. Lo troviamo seduto in poltrona o sdraiato nel letto senza mutande o con un pannolone, coperto da una traversa, il più delle volte in disordine, spesso con il pigiama macchiato. Si potranno sentire imbarazzati, a disagio, per questa loro condizione poco dignitosa? Se sono donne poi………….

Arriviamo noi. Forti della nostra sapienza professionale, col mandato di valutare la loro capacità di muoversi, stare in piedi e camminare e sicuri che con le nostre indicazioni il paziente riuscirà nell’obbiettivo che noi ci siamo prefissati. Il fatto è che abbiamo bisogno della sua collaborazione, abbiamo bisogno della sua motivazione, dobbiamo tranquillizzarlo, fare in modo che abbia fiducia in se stesso e il primo passo è che si riappropri di un minimo di dignità passando dall’essere presentabile……..e i capelli sono la cosa più semplice da sistemare. Ecco perche il terapista che, oltre a fare il suo lavoro di presa in carico riabilitativa e di valutazione funzionale del paziente in ospedale, riempire tutti i moduli che la burocrazia impone, caricare le prestazioni sul computer….. etc….etc , si preoccupa anche del paziente non è da disprezzare.

Magari sono da considerare carenti, ma ugualmente capaci professionalmente, i colleghi che non ritengono importanti questi aspetti

By Kiara

Vai, te l’ appoggio!!!


Felice e ben figurata locuzione di largo uso toscano assai usata in ambito livornese atta ad indicare fiducia nel lavoro che sta facendo una persona.

Riporre fiducia, condivisione dell’ operato,  pleonastico illustrarne il significato.

Incitazione atta a condividere un operato.

Sovente usata tra due amici, difficilmente la frase viene rivolta da un amico ad un’ amica in quanto il doppio senso potrebbe creare imbarazzo o in alcuni casi essere recepita come una proposta a notti sfrenate.

In ambito lavorativo, quando tal frase raramente o mai viene pronunciata tra colleghi è sinonimo di scarso piacere al lavoro e comunque di non condivisione dell’ operato, o come si dice oggi di una “mission e vision” …. non condivisa. Punti di vista diversi o incomprensione nel “chi siamo e dove stiamo andando”?

Mah, forse semplicemente scarsa o punta fiducia nel chi guida la baracca.

Magari importante riflessione per i superiori che mai si sentono rivolgere tale frase….. forse un motivo ci sarà. Anche perché poi  tra colleghi il commento più comune riferito al proprio capo potrebbe essere:

“lu lì e un si sa levà neanche un dito dar culo”.

 

 

Sequenza fotografica della costruzione di un bowie

Dal disegno in carta si passa alla sagoma in alluminio


preparazione della barra con blue steel

riporto del disegno su barra


taglio della sagoma di acciaio

con una punta grossa faccio il raccordo codolo lama

correzione della sagoma con la carteggiatrice


marcatura del centro lama


lavoro a 45° per segnare il centro del filo

 

Comincia la bisellatura (grana 60)

una volta sbozzato il bisello vado a sistemare il piatto di lama

comincio la satinatura a grana grossa (120)

ora la punzonatura

 

Sistemo gli appoggi per la guardia

Comincio a lavorare il bisello per la lunghezza

notare la differenza della raggiatura

qualche passata a grana dine e la lama è pronta per la tempra

Anche se la lama è finita per la tempra prima di metterla in forno devono essere preparate, guardia e manico

 

La guardia

 

qualche altro passaggio.
Prima di mettere in tempra devo sistemare i pezzi del manico in modo da forare il codolo per il pins passante

Comincio a prendere qualche misura

foro il manico

sistemo l’ alloggiamento del codolo

preparo uno spaziatore in corno di bufalo

verifica degli accoppiamenti

aggiungo uno spaziatore bianco e prendo le misure per forare per il pins

bene, in tempra!
con un foglio di acciaio avvolgo la lama

ci aggiungo alcuni filtri di sigaretta per ridurre ulteriormente l’ ossigeno

sigillo con molta attenzione il pacchetto (caramella) aiutandomi con un rullo per schiacciare e far aderire il più possibile il foglio di acciaio alla lama


la lama temprata

 

e dopo la tempra si ricomincia da capo:
si riprende la lucidatura con grana 240 per togliere il nero e poi a salire con le grane

poi si lucida la guardia (solo fino a grana 240) perchè resta più facile la saldatura (attacca meglio)

si controlla la squadra della lama e guardia (quì un ramo laterale è ancora da tagliare…

poi si salda la guardia (flussante argentana, un pennello, una fiaccola ed un filo di ottone per spargere l’ argentana sciolta

 

ora con un tondino di ottone ed una piattina affilata si toglie l’ eccesso

Il manico

prima si disegna la sagoma e poi si scontorna

Incollaggio

aggiungo due spaziatori sottilissimi di foglio di acciaio per ridurre al massimo le tolleranze, in modo che il pins ci entri un pò forzato

si sgrassano e puliscono bene tutti i pezzi con acetone poi si incolla con bicomponente. Metto nastro adesivo sul foro del pins per evitare che fuoriesca la colla mentre riemio il codolo


blocco tutto con il pins

rovescio il coltlello con la punta in basso per l’ asciugatura della collla. la punta in basso durante l’ asciugatura è importante in modo che se si ha nel codolo una bolla d’aria questa sale. se si tiene il coltello con punta in alto il rischio è che la bolla d’aria si fermi nella giunzione codolo lama (punto critico).

 

ultima fase: la sagomatura del manico

comincio a sagomare la guardia

poi si passa alla parte anteriore del manico

poi si segue verso la parte posteriore

si tolgono poi gli spigoli e si arrotonda

ora sistemo definitivamente la lama, la satinatura finale e poi ricopro la lama. Questa è finita e non verrà più toccata

 

con il Dremel sistemo le curvature della guardia

non amo le le guardie lucidate a specchio. Preferisco fare una satinatura fine. Per questo:
prima lucido la guardia a specchio, dopo averla satinata con grana fino alla 1200 uso la ruota di stracci e poi successivamente satino nuovamente a grana 1200 o 2000


nel manico c’è una fissurazione del legno
per ripararla:
prima si passa il manico a grana fine (400 o 600), poi si mette una goccia di cianoacrilato e prima che asciughi si carteggia a grana fine in modo che la polvere di legno si impasti ed entri nella fessura. Si ripete il procedimento per diverse volte fino a farla sparire


lucidatura finale

Il bowie finito


Acciaio sleipner spessore 6,5 mm.
Lunghezza totale 38,5 cm. Lunghezza lama 23,5 cm.
Manico: Desert ironwood e spaziatore di bufalo nero.
Guardia in acciaio
Fodero in cuoio by Kiara

Sequenza fotografica della costruzione di un fodero con inlay

preparazione del modello in carta

il paralama

dalla carta al cuoio

bagnare la pelle per trasferire il disegno

preparazione del laccio

la pelle di razza viene lasciata una notte intere a bagno per renderla morbida e lavorabile

lucidatura del bordo interno

la pelle di razza è molto dura e deve essere assottigliata e tolta la parte cheratinosa per poter essere cucita

vengono allargati i fori per permettere la cucitura

Decorazione con punzoni a piacere

creazione del bordo superiore e rivestimento interno

rifinitura dei bordi del fodero

Il fodero finito

Tecumseh indiano della tribù degli Shawnee disse:

“Vivi la tua vita in maniera tale che la paura della morte non possa mai entrare
nel tuo cuore. Non attaccare nessuno per la sua religione; rispetta le idee
degli altri, e chiedi che essi rispettino le tue. Ama la tua vita, migliora la
tua vita, abbellisci le cose che essa ti da. Cerca di vivere a lungo e di avere
come scopo quello di servire il tuo popolo. Prepara una nobile canzone di morte
per il giorno in cui ti incamminerai verso la grande separazione. Rivolgi
sempre una parola od un saluto quando incontri un amico, anche se straniero, in
un posto solitario. Mostra rispetto per tutte le persone e non umiliarti
davanti a nessuno. Quando ti svegli al mattino ringrazia per il cibo e per la
gioia della vita. Se non trovi nessun motivo per ringraziare, la colpa giace
solo in te stesso. Non abusare di niente e di nessuno, perché farlo cambia le
cose sagge in quelle sciocche e priva lo spirito delle sue visioni. Quando
arriverà il tuo momento di morire, non essere come quelli i cui cuori sono
pieni di paura, e quando arriverà il loro momento essi piangeranno e
pregheranno per avere un ‘altro poco di tempo per vivere la loro vita in
maniera diversa. Canta la tua canzone della morte e muori come un eroe che sta
tornando alla casa.”

L’ ultimo padrone

L’ ultimo padrone

 

            Siamo nelle mani dell’ ultimo padrone?

Penso proprio di si; se non ci sarà una virata brusca ci avvicineremo sempre più rapidamente a quel punto di non ritorno, quel momento dove  “l’ ultimo padrone”, un attimo prima dell’ impatto, salterà giù dall’ auto e noi, poveri cittadini, andremo incontro al nostro destino.

L’ ultimo padrone  dopo averci semi-distrutti, sarà lì nuovamente a raccogliere i frammenti di noi, pronto a diventare ancora “le mani dell’ ultimo padrone”. Lui può vivere solo se noi restiamo in vita.

Si, perché l’ ultimo padrone si ricicla ma non muore mai.

Chi è questo fantomatico, indistruttibile “ultimo padrone”?

Il “Monti” di turno?

I tanti politicanti che stanno affossando il paese?

Gli scilipotiani e trotiani del momento?

No, loro sono solo i portatori del vessillo del problema del nostro paese.

L’ “ultimo padrone” dobbiamo cercarlo più in basso …

Sul nostro posto di lavoro; nei capireparto, coordinatori, dirigenti locali, sindacalisti che non si incazzano più ma che “mediano” con l’ azienda anche per diritti scontati. Loro sono gli ultimi padroni, quelli che quotidianamente rovinano le armonie di gruppo, distruggono il piacere di lavorare, affossano le nostre aspettative.

Sono quei personaggi che si muovono a comando. Un tempo erano nostri colleghi, persone magari con le quali ci siamo andati anche a cena insieme, poi….

È bastato un bando aziendale, di quelli come in america si usavano un tempo per far proseliti nell’ esercito:

I WANT YOU!!!  (L’ azienda ha bisogno di te!)

Ecco, così nasce l’ “ultimo padrone”. Il collega che si plasma alle aspettative aziendali; comincia a parlare di Mission, statistiche, spalmare le risorse. Quelli più acculturati usano termini come “splittare”  e “sciuntare” ma qui siamo già a più alti livelli, bisogna conoscere un po’ di lingue straniere e questa è cosa rarissima da trovare nell’ “ultimo padrone”. L’ ignoranza è il tessuto sul quale si sviluppano i nuovi ultimi padroni. La loro reale e spesso unica risorsa è la sudditanza ai loro superiori, solo per questo motivo spesso ricoprono il loro posto, non per le loro reali capacità. Questo è il requisito fondamentale per essere un bravo “ultimo padrone”.

Ma tant’è, loro restano beati-convinti e intanto continuano a mordicchiare le caviglie di noi poveri italiani; su richiesta del loro superiore sanno a volte anche abbaiare…

Si potrebbe stilare un identikit di questi personaggi e scommetto che ognuno di voi sarebbe in grado di  riconoscere il proprio “ultimo padrone”.

Loro, arrivano al lavoro con 3 o 4 borse piene di scartoffie, nemmeno facessero un trasloco! Le trasportano da casa al lavoro e viceversa. Più borse hanno al seguito e meno idee hanno in testa, per una legge dell’ inversa proporzionalità.

Quando prendono un giorno di ferie vi mandano una mail per avvisarvi:

“ Domani prendo un giorno di ferie, se avete bisogno ho il cellulare acceso”.

Ma chi ti si incula!!! Vai tranquillo e riposati, che il mondo continua anche mentre tu sei in ferie, te lo garantisco!

Molto probabilmente, sbaglieranno a mandare la mail e la invieranno anche ad altri utenti che neppure conoscono. Si, perché un’altra caratteristica che contraddistingue l’ “ultimo padrone” è quella di stare tutto il giorno al computer ma di non saperlo utilizzare neppure per inviare una mail…  Passano così le giornate lavorative a mandarti mail e contro-mail, perché la prima non era completa o non doveva essere inviata a te. Trascorriamo così le giornate a leggere un susseguirsi di mail dove alla fine, i messaggi più interessanti sono quelli dello spam dove leggi le offerte sulle miracolose pillole blu; almeno quelli sono comprensibili …

La pericolosità dell’ ultimo padrone è proprio dovuta a questo, una incapacità che ti fa sottovalutare le loro reali potenzialità distruttive.

Tu pensi: che danno può fare un simile incompetente? E lì resti fregato.

E’ questa la piaga del nostro paese. Persone incompetenti al servizio di altri incompetenti. Persone convinte che stanno migliorando i servizi, senza rendersi conto che uccidono la voglia di lavorare delle persone. Persone quasi mai stimate. La storia ci insegna che solo un condottiero valoroso può portare a vincere battaglie, non i codardi incompetenti che infondono insicurezza nelle truppe. Evidentemente neppure la storia è il loro forte…

Operai e lavoratori allo sbando sotto il comando di questi personaggi. Questi sono gli “ultimi padroni”, queste sono le persone che porteranno alla rovina il nostro paese.

Se si conoscono si evitano! Noi non possiamo evitarli, ma almeno teniamo gli occhi aperti e cerchiamo intanto di dargli il loro giusto valore. Lo zero.

Denis Mura

Lettera mai spedita ad un figlio nato diverso.

Una madre – che preferisce restare anonima – ha scritto per il figlio una lettera che probabilmente lui non leggerà mai, o, se la leggerà, di cui non comprenderà a fondo il significato.E’ una dichiarazione d’amore che esprime tutta la grandezza della vita, una vita che ha lo stesso valore, indipendentemente dalla perfezione dell’uomo.
-Inutile la tua vita!
Sei nato molto bello, per l’errore di qualcuno sei diventato scarno e patito:”paralisi cerebrale”, dissero i grandi.Ti guardavo col pianto in gola, ma gli occhi si rifiutavano di piangere, la rabbia dentro faceva scoppiare il cuore.Il tempo passava e con poche possibilità di salvezza sembrava il tuo domani.
Chiesi al buon Dio -Tu dai, tu togli, ma perchè proprio il mio? Lasciamelo, io vivrò con lui e per lui-. Altri figli nacquero e tu eri, e sei, figlio come loro. Insegnai il cammino ai tuoi fratelli e lo insegnai a te, loro impararono in fretta, tu no, ma quanta gioia quando, malfermo dapprima, e via via più sicuro, iniziasti a camminare; avevi sette anni e …
E mi insegnasti ad avere pazienza. Quando nessuno ti voleva a scuola: i ragazzini, gli adulti…imparai ad essere umile, sorridente , gentile con le persone, perchè ti volessero bene, ti donassero un sorriso, una carezza e…
E mi insegnasti l’umiltà.
Quando i superiori, quelli ” che contano”, non davano ascolto alle mie richieste, e a quelle di altri genitori, imparai a combattere e…
E mi insegnasti a lottare.
Quando infine tutte le madri sognavano per i loro figli il primo posto nel mondo della scuola, nel mondo del lavoro, nella società, io mi accontentavo dei tuoi piccoli progressi e…
E mi insegnasti a sognare per i miei figli la felicità, la serenità, non la ricchezza.
Inutile la tua vita?
Preziosa la tua vita! Mi hai insegnato molte cose, l’amore per i più deboli, la pazienza con i difficili, la sicurezza con gli insicuri.O figlio mio quanto la tua esistenza mi ha dato e continua a darmi. Hai insegnato ai tuoi fratelli ad apprezzare ciò che la vita ha dato loro, il tuo lavoro è prezioso! Gli amici che ora hai sono veri amici, lavorano con te, giocano con te.
Se molto ho imparato lo devo a te.
ma allora, inutile la tua vita?-

Bill Bagwell

Bill Bagwell nasce a Shreveport, Louisiana, 11 gennaio 1944. E ‘cresciuto nelle zone rurali del nord-ovest della Louisiana, in famiglie di cacciatori e pescatori. In un ambiente dove il coltello era l’ attrezzo di uso comune.

Bagwell è sempre stato affascinato da coltelli. Ha fatto il suo primo coltello a 10 anni da una vecchia sega.

Mentre frequentava il liceo ha iniziato a forgiare principalmente coltelli Bowie e da caccia. Ha creato e venduto i suoi coltelli mentre era al college ed è diventato un forgiatore  professionista a tempo pieno nel 1969.

Rif: http://www.bladeforums.com/forums/showthread.php/594449-Bill-Bagwell-Knives

 

Bagwell ha sempre cercato l’eccellenza nelle sue creazioni, e la sua ricerca nella forgiatura l’ ha portato alla forgiature di lame di altissimo livello, come sono conosciute oggi.

Bill è uno dei veri pionieri americani nella forgiatura del damasco sui coltelli.

 

Ha completato la sua prima lama in damasco nel 1973 dopo sei mesi di prove e fallimenti.

Nel 1976 assieme a Don Hastings, B.R. Hughes e Bill Moran, Bagwell divenne uno dei membri fondatori della Bladesmith American Society e scrisse lo statuto originale per tale organizzazione. Ha lavorato anche come primo segretario della società ed è stato nell suo primo Consiglio di Amministrazione.

Bagwell ha tenuto conferenze su coltelleria e forgiatura presso l’Università del Wyoming alla Dubois, l’Università della Florida a Tallahassee,  Texarkana College e presso il suo laboratorio a Washington, Arkansas.

Bagwell ha anche ricreato l’ acciaio Wootz, e ha iniziato a lavorare in questo campo nel 1979.

Nel 1984 Bill comincia a scrivere per diverse riviste americane, riportando i suoi studi sulla forgiatura, e sulle forme delle sue lame. Scriverà per la rivista “Soldier Of Fortune” e per “Battle Blades”.

Rif: http://www.jerzeedevil.com/forums/showthread.php/53041-Birth-of-a-Bagwell-Hell-s-Belle

 

Nel settembre 1995, Bagwell partecipa  alla prestigiosa Mostra di Parigi, dove uno dei suoi Bowies in damasco  vince il premio per il miglior coltello a lama fissa. La primavera seguente fu incaricato di andare  in Francia, e condurre una dimostrazione di forgiatura e knifemaking dal Dipartimento del Commercio e dell’Industria francese.

 

Bagwell concentra le sue energie sul suo coltello “Hell’s Belle”, un Bowies fighter che lo renderà famoso in tutto il mondo. Questi infatti viene riconosciuto  da molti come il più bel coltello da combattimento mai fatto. Fino pochi anni fa Bill  faceva corsi  come istruttore nelle unità di Forze Speciali dell’Esercito degli Stati Uniti a Fort. Bragg, North Carolina.

Bagwell è sempre stato un abile cacciatore ed appassionato di armi.

In particolare la sua passione era rivolta per i fucili ad avancarica degli anni passati.

 

L’  Hell’s Belle è uno dei modelli più famosi di Bill

 

Rif: http://www.britishblades.com/forums/showthread.php?71000-Bill-Bagwell-Hell-s-Belle/page2

Rif: http://www.britishblades.com/forums/showthread.php?71000-Bill-Bagwell-Hell-s-Belle/page2

 

E’ un modello che è stato replicato dall’ Ontario.

Si evince chiaramente dalla forma della lama e dalla guardia che questo nasce come Bowie fighter.

Forgiato a mano. Lama da 11,5 pollici di lunghezza. Lunghezza totale 17,5 pollici. Spessore 8 mm.

 

Altri suoi coltelli:

 

Rif: http://www.jbrucevoyles.com/AHM08/Auction0508%20129.JPG

 

Rif: http://www.jbrucevoyles.com/AHM08/KI-0810-Back%2018.JPG

 

Kris

Il kris (o Keris) è un tipico pugnale malese,  originario di Giava, con lama a forma di onda che evoca il serpente Naga (nella tradizione della Malesia è considerato segno di fertilità).

Nel 2005 l’ Unesco ha dato il titolo “Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità” ai kris di Indonesia. In cambio, l’Unesco ha invitato l’Indonesia a preservare il loro patrimonio.

Questa lunga daga asimmetrica (circa 60 70 cm) appare a Giava intorno al 15esimo secolo. E’ strettamente correlata con la cultura indonesiana della Malesia e del Brunei. Nelle isole filippine è conosciuto come Kalis.

Le curve della lama dei Kris generalmente possono variare da 3 a 13, ma si trovano lame anche a 29 onde. Sicuramente il numero delle onde deve essere sempre in numero dispari.

Il kris può essere diviso in tre parti:.

Bilah (lama)

Hulu (manico)

Warangka o wrangha (fodero).

Queste parti del kris sono oggetti d’arte, spesso scolpite nei minimi dettagli e realizzati con materiali diversi, in metallo, preziosi o rari tipi di legno, o d’oro o avorio.

Vi è un numero altissimo di combinazioni in questa tipologia di lama. Circa 150 tipi di forme di lama a queste vanno aggiunte una sessantina di variabili sui disegni della decorazione della lama, chiamati Pamur. Queste aiutano spesso a comprendere anche il periodo costruttivo del Kris.

Nella cultura locale, il Kris non è visto solo come un semplice pugnale, ma viene avvolto da una sorta di alone magico, una lama che addirittura si dice che abbia una sua anima. Un oggetto spesso usato nei riti magici e come talismano.

Viene portato al fianco dai soldati di corte, un accessorio per abito da cerimonia, un indicatore di status sociale, un simbolo di eroismo.

Si racconta nei racconti di tradizione popolare di Kris leggendari che possedevano poteri soprannaturali di straordinarie capacità, come i krises di Mpu Gandring, Sari bisbetica, e SETAN Kober.

 

L’ origine della parola kris deriva da un termine locale che significa pugnalare. Il termine kris è più utilizzato in occidente, mentre nella terra di origine viene più frequentemente chiamato Keris. Nelle Filippine viene chiamato Karis o Kalis.

Possiamo risalire alle origini del Kris studiando i bassorilievi e sculture che si trovano nel sud est asiatico. Da qui individuiamo delle primissime lame risalenti ancora all’ età del bronzo dove si ipotizza che tali forme potessero riprendere dei primordiali kris.

Tutavia i primi veri kris si evidenziano in bassorilievi realizzati intorno al 1460. Questi sono molto probabilmente i primi veri Kris. Nel tempio di Sukuh troviamo la scena in bassorilievo realizzato nel 15 secolo dove si vede la fucina di un fabbro e la realizzazione di un kris.

In questo periodo e nei secoli a venire tale coltello viene portato nei viaggi come arma da difesa, utilizzato in guerra assieme ad una lancia e portato nelle cerimonie ed eventi speciali. Spesso in combattimento anche il fodero veniva usato assieme al coltello per parare i colpi del nemico.

Le rotture di queste lame usate in battaglia e le necessarie riparazioni, spesso fatte nella zona dei combattimenti ci hanno portato ad avere molti antichi kris con parti di lama realizzati in uno stile e foderi o manici in stili differenti. Si trovano così per esempio  Kris che possono  avere una lama di Java, un’impugnatura di Bali e un fodero di Madura…..

In molte parti dell’ Indonesia, il kris era la lama di elezione per esecuzione dei condannati.

Il boia si posizionava davanti al condannato posto in ginocchio. Appoggiava una pezza di stoffa tra spalla e la clavicola del condannato. Poi con un colpo deciso affondava il Kris che recideva arteria succlavia e cuore. Portando la morte in pochissimi secondi.

La lama veniva ritratta sempre passando attraverso la stoffa che permetteva l’estrazione della lama già pulita dal sangue.

L’ avvento delle armi da fuoco, riduce sempre di più l’ uso del Kris come arma da combattimento, tuttavia la sua funzione spirituale e cerimoniale continua in tutta la Malesia ed Indonesia fino ai giorni nostri.

 

La lama

Il significato della lama ad onda del Kris non è chiaro, certe teorie dicono che la forma si rifaccia al fuoco e l’acqua; i due elementi presenti durante la forgiatura della lama.

Il Bali kris è associato con il Naga (serpente drago), in tal modo la lama ondulata è simbolo del movimento del serpente. Alcuni KERIS hanno un naga o testa di serpente scolpita vicino alla sua base con il corpo e la coda seguendo le curve della lama alla punta. Un ondulato kris è un naga in

movimento, aggressivo e vivo;. Una lama dritta rappresenta un Naga  a riposo, il suo potere è dormiente ma pronto ad entrare in azione.

Un’altra teoria suggerisce che il disegno della lama ondulato aveva lo scopo di infliggere grave ferita sulla vittima. Tuttavia, nell’ antica tradizione giavanese era comune applicare sulla punta della lama vari tipi di veleni KERIS per dare ancora più letalità al colpo inferto.

 

Manico

Il manico è spesso fatto in materiali pregiati, ornato con inserti in oro e pietre preziose. Quasi sempre scolpita con immagini molto dettagliate. Ha spesso un manico ricurvo  con la parte posteriore del manico che tende ad abbassarsi sotto la linea della lama. Questa forma permette di fare maggior pressione negli affondi con la punta della lama.

 

Fodero

Il fodero spesso riprende i disegni del manico. In genere è fatto il legno, scolpito ed impreziosito con metalli preziosi ed avorio. Come ho detto prima spesso veniva usato in battaglia per incrociare ad X con il kris e parare così i colpi del nemico.

 

 

Il Kris è un coltello che veniva portato sia da uomini che da donne. Quelli delle donne erano però più piccoli e meno impreziositi nei materiali.

Un forte alone di magia avvolge questo tipo di coltello, si dice che venisse usato come talismano con poteri magici, così è avvolta nella magia anche il processo di forgiatura e costruzione del Kris. Nella leggenda si dice che il forgiatore (chimato empu) poteva dare un anima a questa lama e che il Kris avesse capacità di muoversi da solo ed uccidere i nemici.

Spesso il proprietario dormiva con il Kris sotto il cuscino in modo che questi potessero comunicare durante il sogno.

C’è anche la credenza che puntando il Kris verso una persona questa presto morirà, per questo motivo, nelle dimostrazioni di Silat, i maestri prima di iniziare l’ attacco toccano la punta del kris in terra, in modo da neutralizzare questa maledizione.

 

Old San Francisco Style

Verso la metà del 1800, c’era un grande fiorire di fabbriche di coltelli per la maggior parte stabilite nel Massachusetts e nel Connecticut, oltre a questi si contavano un numero altissimo di piccoli laboratori artigianali. In tutto questo fiorire di attività legata alla coltelleria nacquero molte tipologie di coltelli, spesso in base alla domanda (usi domestici, outdoor, ecc…)ovviamente però lo stile variavo di poco in base a chi lo produceva.

Intorno al 1840, San Francisco era un piccolo e sperduto paesello di poche centinaia di abitanti. La sua tranquillità però cessò rapidamente con la venuta dei cercatori d’oro. Il paese crebbe rapidamente a dismisura, nacquero nuove abitazioni, saloons, case di gioco, insomma tutto quello che siamo soliti vedere nei classici films western.

La cittadina di San Francisco in poco tempo perse la sua tranquillità e la malavita la faceva da padrona in particolare  nelle notti, per le strade buie della città. Le aggressioni erano molto frequenti con una città popolata di delinquenti, giocatori d’azzardo.

Banchieri, mercanti e comunque tutte le persone che avevano gestivano consistenti quantità di denaro, per la necessità di difendersi, spesso avevano alla loro cintura un coltello. Tali personaggi facoltosi cercano nel coltello non solo un oggetto da difesa, ma chiedevano nel coltello un oggetto che  li etichettasse come status symbol, chiedono così ai produttori di lame di farsi creare oggetti ricercati, taglienti ma lussuosi.

Coltelli con manici di materiale pregiato come l’ avorio e ornati con oro o pietre preziose, o inserti di argento. Anche il fodero spesso viene fatto con metalli pregiati. Nasce così “the old style San Francisco” creato da alcuni coltellinai ed orafi che si imporranno nella storia della coltelleria con i loro coltelli particolarmente rifiniti, con materiali di pregio ma comunque adatti alla difesa dalle aggressioni. Stessa sorte toccherà alle pistole per banchieri e mercanti; piccole armi-gioiello.

Forse in questa ottica risulta più chiaro capire una tipologia di coltello molto ricercata, evidenziate con  incisioni a bulino e materiali particolarmente costosi inseriti nei manici.

Oggetti unici, oggi solo da conservare in vetrina, un tempo invece usati per difesa e per manifestare il proprio alto livello sociale.

 

http://www.sanfranciscoknives.com/makers.html